Carne e pelle, mattoni e tegole
I bombardieri se ne sono andati.
Sotto un sole silenzioso,
nella luce morente del mezzogiorno,
la nostra antica terra si rialza di nuovo.
Il tetto curvo del tempio
è carbonizzato, crollato.
Ma siede il signore Buddha,
la doratura tutta chiazzata,
sorridendo ineffabile ai mattoni e ai sassi.
Dal quieto crepuscolo sale il canto di un flauto
come venisse dalla mia anima.
I nostri scolari
hanno cercato riparo
nel tempio
dove ora ondeggiano le nuvole.
Adesso se ne sono andati,
andati, come quelli dai neri e lucenti capelli,
per portar via il ferito
e domani verrà sepolto il morto
nel cimitero
in fondo alla strada.
Patria,
Sorelle e Fratelli,
i vostri denti sono serrati.
Anche oggi,
sopportate il dolore in silenzio.
Che altro potreste fare?
Dove altro andare?
Nemmeno il mare è abbastanza profondo
per il vostro dolore.
Sorelle e Fratelli,
cosa farete
di questi proiettili e di questo acciaio
frantumati ed esplosi in voi?
Carne e pelle,
mattoni e tegole.
Il nostro passato è qui
nel ventesimo secolo.
Ricordate, ricordate.
È vero che questo bambino,
cresciuto a patate e radici di manioca
della nostra povera terra,
questo bambino
nato dopo gli accordi di pace di Ginevra,
questo bambino
la cui risata un tempo risuonava
attraverso i campi di primavera
quando la campana serale suonava nel tempio;
questo bambino –
è vero
che questo bambino è stato crudelmente privato del suo diritto
a diventare un uomo?
Ho tuttora un vivo ricordo di questa scena. Dopo il bombardamento del tempio buddhista, non era rimasta che la statua del signore Buddha sull’altare principale, ancora seduto quieto e sorridente. Molti dei bambini che prendevano lezioni di lettura e scrittura nel tempio durante il bombardamento furono uccisi o feriti.
Raccolta di poesie di Thich Nhat Hanh "Chiamami con i miei veri nomi"
Traduzione di Chandra Livia Candiani