Discorso sul misurare e riflettere

by Thich Nhat HanhNovember 26, 2021

Ho udito queste parole del Buddha una volta che dimorava a Sumsumaragiri presso la tribù dei Bhagga, nel Parco dei Cervi del boschetto di Bhesakala. Il Venerabile Mahamoggallana si rivolse ai monaci: “Amici”. “Sì”, risposero i monaci al Venerabile Mahamoggallana, che disse:

“Amici, poniamo che un monaco dica ad altri monaci: ‘Parlate con me, reverendi monaci. Desidero che mi offriate la vostra guida’. Se questi è una persona con cui è difficile comunicare, dotata di qualità che la rendono difficile da avvicinare, impaziente, intollerante, incapace di accettare critiche costruttive o consigli e indicazioni dagli amici nella pratica, allora coloro che praticano con lui il sentiero della condotta sublime penseranno: ‘È una persona con cui non si può parlare, che non si può istruire, della quale non ci si può fidare’. Quali sono le caratteristiche che rendono una persona difficile da avvicinare?

Amici, un monaco che è attaccato a desideri erronei e ne è dominato è una persona difficile da avvicinare, alla quale non è facile parlare.

Ci sono anche altre ragioni che rendono difficile avvicinare una persona e parlare con lei: se loda se stessa e critica gli altri; se si arrabbia facilmente ed è dominata dalla propria rabbia; se, quando si arrabbia, serba rancore; se, quando si arrabbia, diventa irascibile; se, quando si arrabbia, parla in modo iracondo; se, quando viene corretta, accusa o denigra chi l’ha corretta; se, quando viene corretta, corregge a sua volta chi l’ha corretta; se evade la critica che gli viene mossa rispondendo con un’altra domanda, se cambia argomento, manifesta irritazione, rabbia e malumore; se, quando viene corretta, non riesce a spiegare il suo comportamento; se è invidiosa e avida; se è ipocrita e infida; se è testarda e arrogante; se è materialista, attaccata alle cose di questo mondo e fa fatica a lasciar andare. Queste, amici miei, sono le energie dell’abitudine che rendono difficile avvicinare una persona e parlare con lei.

Amici, poniamo che un monaco chieda ad altri monaci: ‘Vi prego, parlate con me, reverendi monaci. Desidero che mi offriate la vostra guida’. Se questi è una persona con cui è facile comunicare, dotata di qualità che la rendono facile da avvicinare, paziente, tollerante, aperta e capace di accettare critiche costruttive o consigli e indicazioni dagli amici nella pratica, allora coloro che praticano con lui il sentiero della condotta sublime penseranno: ‘È una persona con cui si può parlare, che si può istruire, della quale ci si può fidare’. Quali sono le caratteristiche che rendono una persona facile da avvicinare?

Amici, un monaco che non è preda di desideri erronei e non ne è dominato, è una persona facile da avvicinare, con la quale è facile parlare. Non loda se stesso né critica gli altri; non si arrabbia facilmente né è dominato dalla rabbia; poiché non si arrabbia, non serba rancore; poiché non si arrabbia, non diventa irascibile; poiché non si arrabbia, non parla in modo iracondo; quando viene corretto non accusa né denigra chi l’ha corretto; quando viene corretto non corregge a sua volta chi l’ha corretto; non evade la critica che gli viene mossa rispondendo con un’altra domanda, non cambia argomento, non manifesta irritazione, rabbia o malumore; quando viene corretto riesce a spiegare il suo comportamento; non è invidioso e avido; non è ipocrita e infido; non è testardo e arrogante; non è materialista né attaccato alle cose di questo mondo e non fa fatica a lasciar andare. Queste, amici miei, sono le qualità che rendono facile avvicinare una persona e parlare con lei.

Amici, bisognerebbe dedurre quale sia la propria condizione considerando quella degli altri, nel modo che segue: ‘Quella persona ha desideri erronei è ne è dominata, perciò non la trovo facile da avvicinare. Se io avessi desideri erronei e ne fossi dominato, gli altri non mi troverebbero facile da avvicinare’. Quando ci si rende conto di ciò con chiarezza, si dovrebbe formulare la seguente intenzione: ‘Che io non mi attacchi mai a desideri erronei né sia dominato da essi’.

Occorre praticare questo metodo di riflessione anche negli altri casi: quando si loda se stessi e si criticano gli altri, si prova rabbia e se ne è dominati e così via.

Amici, è così che un monaco dovrebbe riflettere su se stesso: ‘In questo momento mi attacco a desideri erronei e ne sono dominato?’. Se così riflettendo si rende conto: ‘In questo momento mi attacco a desideri erronei e ne sono dominato’, allora dovrebbe praticare diligentemente per porre fine a queste formazioni mentali non salutari. Se, d’altra parte, riflettendo si rende conto: ‘In questo momento non mi attacco a desideri erronei e non ne sono dominato’, allora quel monaco dovrebbe vivere felicemente e praticare con diligenza per alimentare e rafforzare le formazioni mentali salutari.

Occorre praticare questo metodo di riflessione anche negli altri casi: quando si loda se stessi e si criticano gli altri, si prova rabbia e se ne è dominati e così via.

Amici, se un monaco, riflettendo, si rende conto di non avere ancora rinunciato a tutte queste caratteristiche non salutari, dovrà praticare diligentemente per rinunciarvi. Se, riflettendo, egli vede chiaramente di avere posto fine a tutte queste formazioni mentali non salutari, dovrà vivere felicemente e praticare con diligenza per alimentare e rafforzare le formazioni mentali salutari.

È come quando un giovane o una giovane che amano farsi belli si rimirano il viso in uno specchio o in una bacinella di acqua limpida. Se si vedono in viso un po’ di sporcizia o una macchia, provano subito a pulirli via; se non vedono sporco o macchie allora pensano fra sé e sé: ‘Va bene, il mio viso è pulito’.

Quindi, amici, se un monaco riflette e si rende conto di non avere ancora lasciato andare le formazioni mentali non salutari, pratica diligentemente per lasciarle andare. Se invece si rende conto di averle lasciate andare tutte quante, ne gioisce e sa di dover praticare diligentemente per alimentare e rafforzare le formazioni mentali salutari”.

Così parlò il Venerabile Mahamoggallana. I monaci furono entusiasti delle parole del loro insegnante e le accettarono con piena fiducia.


Anumana Sutta, Majjhima Nikaya 15