Discorso sul tesoro delle virtù preziose: la Pratica della Somma Comprensione
I bodhisattva che in questa vita cercano di vincere tutti gli ostacoli e le afflizioni, generando con fiducia una mente pacifica e dimorando nella calma risvegliata, si giovano della Pratica della Somma Comprensione.
Tutti i fiumi, nell’Isola della Melarosa, che danno vita a fiori, frutti freschi ed erbe curative, devono il loro potere al re dei Naga, che dimora nel fresco lago Manasàrovar.
Se tutti i discepoli che ascoltano il Buddha usano mezzi abili per insegnare il Dharma, se aiutano le persone a provare gioia, ad assaporare il frutto della felicità, e a praticare una vita santa, lo devono al sacro potere del Tathāgata.
Il Buddha trasmette gli Occhi del Dharma; i suoi discepoli si esercitano in armonia con essi, li mettono in pratica, li realizzano e li insegnano ad altri. Tutto ciò è dovuto al potere e alla forza del Buddha.
L’incomparabile comprensione non va afferrata con la mente. Non è oggetto di realizzazione. Non c’è alcun risveglio.
Colui che ascolta tutto ciò senza provare terrore è un bodhisattva che sa comprendere il Buddha.
Forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza sono vuote.
Il bodhisattva non si lascia catturare da niente, neppure per un attimo, non prende dimora in alcun fenomeno e realizza l’inarrivabile mente del risveglio.
Allorché il bodhisattva abbandona il riparo delle afflizioni e illumina i Cinque Aggregati di visione profonda, vede che sono privi di identità intrinseca, non cerca la pace del nirvana.
Questo è realizzare la saggezza di un bodhisattva.
Che cosa ne risulta, da questa comprensione? Che fa splendere la luce della visione profonda, mostrando la vacuità di ogni cosa.
Tale comprensione profonda dissolve ogni terrore e il bodhisattva risveglia sé e gli altri.
Considerare reali i Cinque Aggregati non è comprenderne la vera natura.
Il bodhisattva vede che gli aggregati sono vuoti e pratica senza cadere preda di forma e linguaggio.
I Cinque Aggregati sono vuoti. Poiché non è prigioniero della forma, la sua pratica è detta ‘senza segno’.
Quando c’è pratica non c’è somma comprensione, nulla che si possa definire concentrazione, né assenza di segno né nirvana.
Se egli pratica questo risveglio silenzioso, tutti i buddha del passato gli conferiscono potere.
Egli conosce la vera natura di cause e condizioni.
Sofferenza e piacere non lo possono toccare.
Se pratica senza oggetto di pratica, pratica secondo la saggezza del Bene Andato.
Praticare nello spirito della non pratica: questa è la Somma Comprensione.
La pratica senza oggetto non può essere afferrata con la mente.
Gli sciocchi sono preda dei segni di ‘essere’ e ‘non essere’.
Né ‘essere’ né ‘non essere’ possono esprimere la verità.
Il bodhisattva della Comprensione Risvegliata li trascende entrambi.
Il bodhisattva, libero dai segni, sa che i Cinque Aggregati sono giochi di prestigio.
La sua pratica è il risveglio silenzioso, ossia la Pratica della Somma Comprensione.
Se è istruito da grandi maestri e amici spirituali, non teme udendo i sutra ‘madre di tutti i buddha’(*).
Ma se segue maestri illusi e amici sul sentiero sbagliato è come n’anfora d’argilla che non è stata cotta.
Chi chiamiamo ‘bodhisattva’?
Chi non è più preda del desiderio sensuale, chi aspira al frutto del risveglio senza esserne prigioniero, per questo è detto bodhisattva.
Chi chiamiamo ‘mahasattva’?
Chi ha compreso la verità assoluta e va al di là di tutte le opinioni erronee del mondo, per questo è detto mahasattva, ‘grande essere’.
Con grande generosità, grande saggezza e virtuoso potere siede sul sommo veicolo dei buddha e dà vita alla mente risvegliata per salvare tutti gli esseri, per questo è definito ‘grande essere’.
Come un mago a un crocevia fa apparire una folla immaginaria e poi la decapita, tutti i mondi sono ugualmente illusori.
Il grande essere lo sa, e non ha paura.
I Cinque Aggregati sono funi che ci legano. Sapendoli irreali, non ha più bisogno di dimorarvi; pratica con mente risvegliata, che non è preda di nulla, per questo è detto il sommo bodhisattva.
Chi chiamiamo ‘bodhisattva’?
Colui che usa il Grande Veicolo per salvare ogni essere. Il Grande Veicolo è vasto come lo spazio.
Tutti gli esseri possono farsi trasportare sicuri e con gioia.
Il Grande Veicolo non può essere afferrato con le idee: va al nirvana, ma il nirvana è ovunque.
Non possiamo riconoscerne la destinazione: è come un fuoco estinto.
Perciò si dice che ‘entra nel nirvana’.
L’oggetto della pratica del bodhisattva non può essere afferrato, non è rintracciabile nei Tre Tempi.
È silenzio di idee, assenza di paura, al di là dei ragionamenti. È la pratica della Somma Comprensione.
Quando un bodhisattva si impegna nella Pratica della Somma Comprensione e genera grande amore e compassione per aiutare gli esseri, non pensa mai in termini di ‘esseri viventi’.
Questa è Somma Comprensione in azione.
Quando formula il concetto ‘essere vivente’ e pratica l’austerità, intrappolato nel segno ‘sofferenza’, è preda dei segni di ‘sé’ ed ‘essere vivente’: questa non è Somma Comprensione in azione.
Quando conosce chiaramente la propria natura e quella degli altri esseri viventi; quando sa che tutti i fenomeni hanno la stessa natura intrinseca, che nascita e morte non sono in opposizione, ma indistinguibili da ‘senza nascita’ e ‘senza morte’, la sua è Somma Comprensione in azione.
Abbandonando tutti i nomi e le definizioni abbandonando tutto ciò che nasce e muore nel mondo, si assapora il nettare dell’immortale e incomparabile saggezza.
Questa è la Somma Comprensione in azione.
Quando il bodhisattva pratica così e sa quali mezzi abili usare non si pone alcun obiettivo, sapendo che quei mezzi non hanno un’esistenza separata.
Questa è la pratica della Somma Comprensione.
Se non si affida a forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza, ma segue solo i perfetti insegnamenti, la sua è la pratica della Somma Comprensione.
Permanenza e impermanenza, dolore e gioia, sé e non sé, tutti sono vuoti.
Egli non dimora in un mondo di elementi condizionati o non condizionati: come il Buddha, dimora nella pratica dell’assenza di segno.
Che aspiriate a seguire la via dell’uditore, dell’illuminato solitario o perseguiate l’illuminazione del Buddha, per riuscirvi dovete perseverare nella pratica appena esposta(**).
È come attraversare un grande fiume: non si vede l’altra riva.
Se ascoltate questi insegnamenti e siete determinati a realizzare il sommo risveglio, a essere esempio di mente risvegliata e a comprendere di essere fatti della stessa natura di ogni cosa, la vostra è la grande saggezza descritta dal Tathāgata.
Un bodhisattva che pratica così la grande saggezza non persegue la via dell’uditore o del buddha solitario ma si esercita solo nella sapienza infinita del Tathāgata. Il vero apprendere è apprendere a non apprendere.
Egli si addestra alla non crescita e non decrescita delle forme; non si addestra in altro modo.
La sua sola gioia è addestrarsi alla sapienza infinita.
Fa lo stesso con le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza.
La forma non è saggezza né assenza di saggezza.
Lo stesso vale per le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza.
La natura della forma è come spazio vuoto: uguaglianza, non dualità e non discriminazione.
L’essenza della percezione erronea è senza limiti, come lo è l’essenza di tutti gli esseri viventi.
La natura dello spazio è senza ostacoli, come la saggezza di chi comprende a perfezione il mondo.
Il Buddha ha detto che la saggezza non è forma.
Lasciato andare l’attaccamento alle percezioni, ecco il nirvana. Mente e parola di chi ha smesso di attaccarsi alle percezioni, si dice, dimorano nella dimensione assoluta.
Per vite numerose quanto i granelli di sabbia nel Gange costui non udrà il Buddha pronunciare l’espressione ‘esseri viventi’. Gli esseri viventi sono da sempre senza nascita, puri e silenziosi.
Questa è la pratica della Somma Comprensione.
Poiché ogni parola che mai abbia pronunciato esprime la Somma Comprensione, l’ultimo buddha mi predisse che mi sarei risvegliato in questa vita.
Le azioni di colui che riceve e pratica questa comprensione non sono da meno delle azioni del Buddha. Spada, veleno, fuoco, acqua e tutti gli sforzi di Mara non possono procurargli alcun male.
(*) Così sono detti i sutra della Perfezione della Saggezza o Prajñāpāramitā. (NdT)
(**) Le tre vie all’illuminazione di cui si parla nel Sutra del Loto: la via degli shràvaka (“uditori”), coloro che hanno udito di persona gli insegnamenti del Buddha Shakyamuni; dei pratyekabuddha (“buddha solitari”) che hanno raggiunto il risveglio con la pratica individuale; dei bodhisattva (“esseri risvegliati”), che condividono con tutti gli esseri la propria saggezza e compassione. (NdT)
Prajñaparamita Ratnaguna Samcaya Gatha Tripitaka Taisho riveduto 229