Notte di preghiera

by Thich Nhat HanhDecember 17, 2021


In quel momento,

il vento era silenzioso,

silenziosi gli uccelli.

Sette volte tremò la Terra

come se l’immortalità attraversasse

il fiume della nascita e della morte.

La mano sulla ruota

sbocciò nel mudra della pace

come un fiore nella notte.


In quel momento,

il fiore dell’immortalità si aprì

nel giardino della nascita e della morte –

l’illuminato sorrise:

parole e sorrisi.

E’ venuto

per imparare il linguaggio degli uomini.


Quella notte nel Paradiso di Tushita,

gli dei guardarono giù,

videro la Terra, la mia patria, più luminosa di una stella,

mentre le galassie si inclinavano, adorando

finché l’est non si è tinto di rosa,

e i giardini di Lumini sono diventati una soffice culla

per accogliere il Buddha, appena nato.


Stanotte, stanotte

sulla Terra, la mia patria,

gli uomini guardano in su.

Gli occhi accecati di lacrime si girano verso il Paradiso di Tushita.

Ovunque sono le urla di dolore,

la mano di Mara annienta con violenza e odio.


Nell’oscurità la Terra, la mia patria,

brama l’evento miracoloso

quando l’eternità apre il suo sipario,

le ombre si dissolvono,

e Maitreya raggiunge la mia terra.

Il suono dell’essere echeggia di nuovo

nel canto di un bambino.


Stanotte luna e stelle sono testimoni.

Che la mia patria, che la Terra preghi

per il Vietnam –

le sue morti e i suoi fuochi,

il dolore e il sangue –

che il Vietnam risorga dalla sua sofferenza

e diventi la morbida, nuova culla

per il futuro Buddha.

Che la Terra, il mio paese, preghi

che ancora una volta sboccino i fiori.


Stanotte speriamo

che la nostra agonia generi un frutto;

che la morte e la nascita guadino

il fiume dell’immortalità

e la sorgente dell’amore bagni diecimila cuori;

che l’uomo impari il linguaggio dell’inesprimibile.

Il balbettio di un bambino

insegnerà la strada.



Scritta nel 1964 e pubblicata nel settimanale Hai Trieu Am. Musica composta a Tokyo nel 1968.


Raccolta di poesie di Thich Nhat Hanh "Chiamami con i miei veri nomi"

Traduzione di Chandra Livia Candiani