Quelli che non sono esplosi
Non so,
proprio non so
perché
lancino granate
ai giovani.
Perché voler uccidere
ragazzi dal viso ancora innocente,
ragazze dalle mani macchiate d’inchiostro?
Qual è il loro crimine? –
ascoltare la voce della compassione?
venire a vivere in un piccolo villaggio,
per aiutare gli abitanti,
insegnare ai bambini,
lavorare nelle risaie?
L’altra notte allo scoppio delle granate,
dodici ragazzi sono caduti
con i corpi maciullati e la pelle carbonizzata.
Il corpo di una ragazza è stato colpito da più di 600 frammenti metallici di shrapnel.
Questa mattina, ne sono stati sepolti due.
Entrambi aspettano che sorga di nuovo il sole
nella nostra patria.
Entrambi vogliono la pace,
vogliono rinascere farfalla.
Noi accettiamo la morte e il dolore.
Ma ascoltate,
fratelli e sorelle,
le granate hanno bruciato
e lacerato il cielo.
Se ne sono andati i ragazzi e le ragazze,
lasciando una scia di sangue.
Ma ci sono più granate
di quelle esplose l’altra notte.
Ci sono più granate
chiuse nel cuore della vita.
Mi sentite? Ce ne sono di più di quelle esplose.
Restano
silenziose
nel cuore dell’uomo –
ignoto, il tempo della loro detonazione;
ignoto, quando profaneranno la nostra terra;
ignoto, quando distruggeranno la nostra gente.
Ma nonostante tutto
ti imploriamo di credere
che non c’è odio nei nostri cuori,
non c’è rancore nell’anima.
Quello di cui ha bisogno il mondo,
e di cui abbiamo bisogno tutti
è l’amore.
Vieni, ascoltami,
il tempo è breve,
il pericolo ovunque.
Eliminiamo le granate
dal nostro cuore,
dalla patria,
dall’umanità.
Alziamoci in piedi.
In piedi
fianco a fianco.
Questa poesia è stata scritta nel 1966 dopo un attacco alla School of Youth for Social Service con granate e armi da parte di un gruppo di sconosciuti.
Raccolta di poesie di Thich Nhat Hanh "Chiamami con i miei veri nomi"
Traduzione di Chandra Livia Candiani