Lasciatemi restituire alla patria
La notte scorsa sono morti quattro dei miei fratelli.
Uno era Tho.
Uno Tuan.
Uno Hy.
Uno Lanh.
Voglio che lo sappiate,
fratelli, sorelle, mia gente, mia patria.
Quattro giovani sentendo il mio appello
si addentrarono nei villaggi,
seminando fiducia e amore
perché potesse rispuntare la pace.
La loro carne è la mia.
Il loro sangue è il mio.
Il mio corpo è in frantumi.
Il mio sangue seccato.
A mezzanotte sono stati trascinati
a piedi scalzi, a testa nuda,
in riva al fiume,
messi in ginocchio e ammazzati.
(Anch’io sono stato ucciso in riva al fiume.)
Alla vostra presenza, compatrioti,
fratelli e sorelle,
lasciate che restituisca il corpo dei miei fratelli alla patria.
Lasciatemi restituire alla patria il sangue dei miei fratelli –
questo casto sangue e pura carne che mai ha macchiato il nostro nome.
Lasciatemi ridare le loro mani all’umanità,
mani che non hanno distrutto.
Lasciatemi restituire i loro cuori all’umanità,
cuori che non hanno generato odio.
Quanto alla pelle del loro corpo,
lasciate che ve la restituisca, compatrioti,
la pelle di quattro persone che non hanno mai cotto la carne di un animale
ancora nella sua pelle.
Usate, usate vi prego la pelle dei miei fratelli
per medicare le ferite aperte nella carne della nostra gente,
l’immenso corpo
che pian piano agonizzando muore.
Ero a Parigi quando ho saputo dell’assassinio di quattro studenti della School for Youth for Social Service, una scuola che avevo aiutato a fondare. Piansi. Un amico, Mr. Windmiller, disse: “Thai, non dovresti piangere. Sei un generale a capo di un esercito di soldati nonviolenti. E’ naturale che tu subisca delle perdite.” Risposi: “No, non sono un generale. Sono solo un essere umano. Sono io che li ho scelti per il servizio e ora hanno perso la vita. Ho bisogno di piangere.”
Raccolta di poesie di Thich Nhat Hanh "Chiamami con i miei veri nomi"
Traduzione di Chandra Livia Candiani